Breve storia del Borgo di Isola Farnese

Il centro storico di Isola Farnese sorge al km 17,800 della via Cassia e si raggiunge percorrendo per circa 1 km via dell’Isola Farnese.

Il nome originario riportato nei documenti è quello di Castrum Insulae o Terra Insulae. “Isola” rappresenta un toponimo medievale abbastanza diffuso nella regione romana e deriva da una ben precisa caratteristica geomorfologica: il villaggio sorge, infatti, su di un colle (alto 162 m s.l.m.) circondato da corsi d’acqua e da un fossato artificiale che lo isolano completamente dalla campagna circostante. L’appellativo “Farnese” fu aggiunto a Isola soltanto nel XVII secolo, in seguito all’acquisto del Castello da parte del cardinale Alessandro Farnese. 

Su questo piccolo acrocoro non sono state rinvenute vestigia riferibili alla limitrofa città etrusco-romana di Veio: l’altura, data la sua posizione naturalmente difesa, è stata invece occupata durante la protostoria (fine dell’Età del Bronzo) come testimoniano recenti indagini relative ad un insediamento di tipo capannicolo. Anche i grandi ambienti ipogei scavati nella roccia tufacea lungo la strada di accesso al paese non sono, come si potrebbe credere, tombe etrusche (così diffuse nelle campagne circostanti), ma più verosimilmente abitazioni e stalle riferibili all’insediamento “trogloditico” medievale sorto a ridosso del Castello.

Nel tessuto urbanistico di Isola il borgo è topograficamente distinto dal suo “sobborgo”, organizzato attorno a piazza della Colonnetta, così chiamata per la presenza di una colonna marmorea di epoca romana collocata sulla sommità della rampa di via Agella, che costituiva l’antico accesso all’insediamento. Sulla piazzetta affaccia l’elegante chiesa di S. Pancrazio, presso il cui spigolo è murato un cippo in marmo bianco con l’epigrafe funeraria di Lucio Munazio Felice; all’interno, l’edificio di culto rivela – fra le sue ricche decorazioni e i preziosi arredi liturgici – un pregevole Crocifisso ligneo di scuola toscana del Quattrocento ed affreschi dei secoli XVI-XVII, tra i quali spiccano, nell’abside, scene relative alla morte e all’incoronazione della Vergine.

Il borgo vero e proprio, cinto da mura, si estende lungo il breve ma suggestivo asse di via Baronale, che inizia dall’Arco su piazza della Colonnetta e raggiunge il Castello tra eleganti palazzine d’epoca , intervallate dai resti di una piccola chiesa seicentesca dedicata a S. Maria in Castellana.

Il Castello, separato dal resto dell’abitato per mezzo di un fossato artificiale che poteva essere superato grazie ad un ponte levatoio, presenta sull’arco d’ingresso lo stemma cardinalizio con i gigli di casa Farnese. L’imponente struttura, nonostante dimostri caratteri architettonici del XVI secolo, sorge su di un precedente fortilizio medievale, menzionato in un documento dell’anno 1003 con cui papa Giovanni XVII assegnava la proprietà del Castellum Insulae al monastero romano dei SS. Cosma e Damiano. Durante il pontificato di papa Pasquale II (1099-1118) il maniero venne usato come prigione mentre nel 1209 vi pernottò l’imperatore Ottone IV di Brunswick; nel 1312 la famiglia degli Orsini (divenutane proprietaria dal 1286) accolse all’interno delle sue mura un altro imperatore, Enrico VII. Caduto l’Impero romano, si cerca di rilanciare e valorizzare il comprensorio veiente nel periodo post cristianizzazione con la riorganizzazione del territorio in estese aziende agricole. Il tentativo più importante fu fatto quando venne istituita una fattoria agricola in località Santa Cornelia da parte di papa Adriano I (772 e il 795 d.C.): la domusculta Capracorum. Amministrata e gestita direttamente dal papato, si costruirono casali, chiese, mulini e la presenza della mano d’opera era assicurata perché i suoi abitanti godevano di particolari privilegi. Riferimento importante degli abitanti di Capracorum è una iscrizione posta sopra Porta Angelica a Roma, che ricorda il loro impegno quando sotto Leone IV (847 d.C.) chiamò uomini per costruire le mura intorno al borgo adiacente alla basilica vaticana e una torre. Intorno all’anno mille, causa lo spopolamento della domusculta in favore delle terre della Tuscia più floride e più sicure dalle incursioni dei saraceni, le popolazioni sparse nelle campagne si radunarono in piccoli centri abitati, arroccandosi intorno a dei manieri e creando dei borghi ad oggi conosciuti come Isola Farnese, Formello, Nepi, Cesano, Campagnano, Mazzano, Calcata e Ronciglione. Quindi, in prossimità dell’antica Veio, su di un costone tufaceo circondato da due rivi, fu costruito un castello e fu chiamato Insula. Negli anni successivi l’Insula verrà indicata anche come Castello Insulae, Insula de Agella, Castrum Sancti Petri, Isola Terra o associata con alcuni fondi presenti nel territorio circostante come ponte Veneno, fundum Agolli all’Isola, Fossatum Iobannis Grammatici, Solarum, Monticellum e Bavianum. Il borgo dell’Isola conosce un periodo di splendore quando nel
1346 un membro della famiglia Orsini, Andrea de fillis Ursi, comprò una parte dei fondi dai suoi cugini. In quel periodo vi accorsero numerosi lavoratori e il piccolo centro in meno di cinquant’anni si sviluppò e prosperò. La comunità ottenne una certa indipendenza, ma questo non gli permise di sfuggire alle guerre fra le famiglie degli Orsini, dei Colonna e dei Borgia. Infatti tra la fine del’400 e i primi del’500 fu assediata dal duca Valentino Cesare Borgia
e causa degli scontri vennero distrutte case, buona parte del Castello e la chiesa di San Pancrazio. Alla morte di papa Alessandro VI nel 1503, l’Isola ritornò di proprietà degli Orsini. Il 9 ottobre del 1560, con una bolla d’investitura, papa Pio IV eresse Bracciano in ducato, il titolo di duca fu assegnato a Paolo Giordano Orsini e l’Isola insieme ad Anguillara, Bardella, Campagnano, Cantalupo, Cerveteri, Formello, Galeria, Monterano, Palo, Saracinesco,
Sacrofano, San Gregorio, Trevignano e Vicovaro vennero compresi nel suo territorio. Causa i debiti accumulati con i banchieri, richiesti per l’acquisto di terreni o delle loro rendite e per far fronte alle cause legali, il duca chiese ulteriori prestiti, dando in garanzia i beni territoriali con patti di ricompera. In questo modo molte terre del ducato passarono sotto il controllo di banchieri e potenti cardinali che non vorranno poi restituirle. Paolo Giordano intraprese numerose cause legali, ma nessuna delle liti andò bene, comprese quelle nei confronti del cardinale Alessandro Farnese per recuperare le terre di Isola e di Palo. Infatti il cardinale acquistò l’Isola dai banchieri Olgiati per 17.250 scudi, che l’avevano in pegno a seguito di un prestito. Nel
1568 l’Isola venne incorporata nel ducato di Castro e Ronciglione e il nome di Isola si accostò definitamente a quello dei Farnese. Ma anche per quest’ultimi arrivò il declino e nel 1650, riconoscendo l’impossibilità di pagare i debiti di famiglia, cedettero tutti i beni e diritti del ducato
di Castro e Ronciglione alla Camera Apostolica. La Santa Sede si accollò tutti i debiti e concesse la facoltà di riscattarli entro otto anni. Non avendo onorato quanto, nel dicembre del 1659, papa Alessandro VII incamerò nelle disponibilità della chiesa di Roma il ducato, ratificando il tutto con una bolla nel gennaio del 1660. In seguito fu concessa una nuova proroga, ma il duca non aveva i mezzi per riscattare il dovuto e quindi i suoi beni furono definitivamente assorbiti ed aggregati alla provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro. Con l’editto del Card. Tommaso Bernetti del 1831, nell’ambito del riparto territoriale dello Stato Pontificio, si formalizzò il passaggio al Distretto del governo di Roma della giurisdizione municipale di Isola Farnese. Agli inizi del XIX secolo il Castello fu acquistato dalla principessa Marianna di Savoia, duchessa di Chiablese, dalla quale passò in eredità a Maria Cristina, regina di Sardegna, per diventare, infine, proprietà dei marchesi Ferraioli sino a tempi molto recenti.

Come arrivare al borgo di Isola Farnese