Cade un altro simbolo di Veio, si poteva evitare?
Necessario avviare un programma di tutela della popolazione forestale del nostro territorio.

La ragione ben comprende che un albero segue il normale ciclo della vita: nasce, cresce e muore. Ma quando l’ultimo stadio colpisce un simbolo del territorio è facile che i sentimenti sovrastano la razionalità e numerose domande si insinuano nell'animo umano.

Quegli stessi interrogativi che ci si è posti dinanzi alla caduta della quercia secolare a Veio, in zona Campetti, che segue quella avvenuta pochi anni fa sul Pianoro di Veio e di cui stiamo aspettando ancora la nuova piantumazione. 

Nessuno poteva immaginare che la crudele evoluzione della natura potesse colpire nuovamente il territorio, mandando un chiaro nuovo segnale sullo stato vegetativo in cui versa l'areale veiente. E' vero che è evidente lo stato patologico in cui versava l'albero, ma è anche obbligo domandarsi se la comunità forestale della parte più importante del parco sia stata monitorata e siano state avviate delle azioni di prevenzione per evitare che accadesse. Azioni necessarie non solo per tutelare la salute delle piante più longeve, ma anche per avviare un percorso amministrativo per tutelarne la storicità, così come avviene in altri parchi . Infatti esempi  di gestione in tal senso né sono pieni moltissime aree verdi di altre regioni italiane, europee e non, dove le stesse piante sono diventate un simbolo di una collettività e vanto delle amministrazioni locali .

Lungi da noi fare inutili polemiche sulla gestione amministrativa e politica dell'area di Veio, ma dopo l’ennesima caduta occorre, anzi è necessario, avviare un programma di tutela della popolazione forestale del nostro territorio.