Breve storia di Veio

Per Giorge Dennis“tra tutte le città dell’Etruria, nessuna ha un posto così importante nella storia come Veio. Compresa tra i più antichi nemici di Roma, tra i più vicini e certamente tra i più formidabili, per quasi quattro secoli fu la sua rivale nella forza militare, ma nello stesso tempo fu la maestra di civiltà e di arti. Fu il baluardo estremo degli etruschi, fu la Troia d’Italia”. Poche righe per descrivere la sua importanza. La parte oggi visibile di Veio è il Santuario di Portonaccio, celebre fin dall’antichità. Situato su un terrazzo naturale sottostante al pianoro ove sorgeva la città, era legato al culto di Minerva, ricordata da iscrizioni votive accanto ad altre divinità (Rath=Apollo, Aritimi=Diana, Turan=Venere). In onore della dea, verso il 540-530 a.C., vennero eretti nell’area, al posto di più antiche strutture murarie, un tempietto a semplice cella, un altare quadrato con fossa sacrificale ed un portico.

Numerosi e pregiati ex voto polimaterici testimoniano la fama di cui godette il luogo di culto, frequentato da importanti personalità provenienti da altre metropoli etrusche, evidentemente attirati in loco dalla fama dell’oracolo veiente. Eccezionale lo splendido donario in terracotta policroma raffigurante l’apoteosi di Ercole, introdotto tra gli dei dell’Olimpo dalla sua protettrice Minerva, eseguito verso il 500 a.C.

Nella parte occidentale del santuario fu eretto, verso il 510 a.C., un tempio a tre celle di tipo tuscanico, ornato da un eccezionale apparato decorativo in terracotta policroma e da un gruppo di statue acroteriali, comprensivo del famoso Apollo (oggi al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma). Il tempio fu successivamente affiancato da una grande piscina, alimentata da un apposito cunicolo, e da un vasto recinto retrostante che racchiudeva un bosco sacro. Il culto qui espletato era quello di Apollo/Rath nel suo aspetto oracolare/profetico, al quale si collegavano riti di purificazione. Associato ad Apollo era l’eroe divinizzato Ercole e forse Giove/Tina, la cui immagine è stata supposta sul fastigio dell’edificio templare. La costruzione del tempio, voluta certamente dal re/tiranno della città, sostituì precedenti strutture risalenti alla seconda metà del VII secolo a.C.

È stato dimostrato come dalla metà circa del V secolo a.C. sia cessato ogni intervento nell’area, che si avvia ad una lenta rovina, mentre nel settore orientale del santuario si rinnovano le strutture sacre a Menerva: l’altare è ricostruito in forme monumentali assieme al portico, cui se ne aggiunge un secondo. La ripresa del culto della dea, che continuò anche dopo la conquista di Veio da parte di Roma (396 a.C.), è documentata dalla splendida serie di statue votive di giovinetti di stile classico e tardo-classico, ad indicare peraltro il ruolo importante della dea nei rituali di passaggio all’età adulta, che segnavano le tappe fondamentali nella vita dei membri delle famiglie aristocratiche di Veio. Cessato anche il culto della dea nel II secolo a.C., fu aperta la cava di tufo che devastò l’area centrale del santuario, provocando gravissimi danni al tempio e il conseguente franamento a valle di moltissimi materiali, il cui affioramento casuale determinò nel 1914 l’avvio dei primi scavi, susseguitisi a più riprese dopo la scoperta dell’Apollo.